Un diritto negato se l’aborto non è superficialità
La vita è sempre importante e va difesa a tutti i costi. In caso di aborto però, non sempre si tratta di una scelta fatta con superficialità e in molti casi è un diritto negato a madre e figlio.
Non si parla di altro in questi giorni, per la corte suprema degli USA l’aborto non è più un diritto costituzionale.
Oggi è un giorno triste per la corte suprema e per il paese”.
Queste le parole del presidente Joe Biden, condivise appieno anche da chi scrive questo articolo.
La decisione di cancellare l’aborto come un diritto per le donne è stata presa da 9 persone, 6 delle quali uomini.
I 3 giudici della corte suprema contrari a questa decisione sono stati: Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer che hanno affermato:
Tristemente, oggi le donne hanno perso una tutela costituzionale fondamentale, dissentiamo”.
Sgomento per questa scelta storica, nel mondo della politica, dello spettacolo e tra la gente comune.
La gente comune che è subito scesa in piazza per protestare contro la cancellazione di questo diritto. Star e personaggi di spicco non si sono risparmiati dal commentare su social e giornali, questo è un passo indietro per i diritti delle donne.
Felice invece del risultato, la presidente della marcia per la vita, Jeanne Mancini, che ha dichiarato:
Per quasi 50 anni la corte suprema ha imposto una politica di aborto estrema e impopolare”.
Come se la facoltà di una singola persona di decidere se abortire o meno, possa avere valore popolare.
Donald Trump invece si è preso pubblicamente il merito di tale risultato. E’ stato lui a nominare 3 dei giudici contrari all’aborto, inserendoli all’interno della corte suprema.
Cosa vuol dire che l’aborto non è più un diritto costituzionale
Spieghiamo meglio in cosa consiste effettivamente la decisione della corte suprema sull’aborto.
Non si tratta di un divieto, ma dell’annullamento del diritto, che garantiva alle donne la possibilità di poter abortire. Ora la decisione sull’aborto, non spetterà alla singola donna, ma agli stati.
Si pensa che sul totale dei 50 stati americani, 29 porranno il divieto sull’aborto o comunque delle importanti limitazioni. Al momento sono 7 gli stati ad averlo già vietato.
Paesi come il Texas, puniscono con il carcere per omicidio l’aborto dopo la sesta settimana. Non sono rari i casi in cui, dopo 6 settimane una donna non sappia ancora di essere incinta. La legge Texana permette addirittura ai privati, di citare in giudizio, il medico o chiunque altro aiuti una donna ad abortire.
La vita è importante e indubbiamente l’aborto non è una decisione da prendere alla leggera, mai.
Eppure anche poter portare avanti una gravidanza frutto di uno stupro o di un incesto, non dovrebbe essere un atto dato per scontato, mai.
Chi tra i 6 giudici della corte suprema, Jeanne Mancini o Trump si prenderà cura delle donne e dei bambini costretti a vivere in casa con uomini violenti e pericolosi?
Chi tra loro darà l’amore e le attenzioni ad 1/2/3… figli voluti solo dall’uomo della coppia? Chi darà la forza ad una donna che non ne ha per sé, di assistere un figlio malato? Chi di loro starà al fianco di una ragazzina cacciata di casa perché ha un figlio senza un padre?
Siamo davvero sicuri che saranno solo le donne a soffrire le conseguenze di questa decisione?
