Siccità e desertificazione contro il pianeta

 

Siccità e desertificazione non dipendono dagli stessi fattori, una non possiamo controllarla, l’altra può essere con il tempo ridotta e gestita.

Il 17 Giugno si ricorda al mondo intero che esistono importanti guerre da dovere combattere, non parliamo di quelle inutili e distruttive dove si abbracciano le armi.

Forse il termine guerra potrà sembrare esagerato, eppure la siccità e la desertificazione possono mietere molte vittime e distruzione, tante quante può farne una guerra.

Il fenomeno della desertificazione ha origine naturale. Si tratta del degrado di terreni aridi o semi-aridi che a causa di diversi problemi perdono definitivamente le caratteristiche per poter essere coltivati.
Deforestazione, eccessivo pascolo, sfruttamento eccessivo del terreno e cattiva irrigazione sono tutte pratiche perpetuate dall’uomo e che potrebbero essere modificate.

La siccità è invece tutta naturale, dipende da un prolungato periodo di mancanza di piogge e può colpire zone più o meno umide.
Quando invece ci riferiamo a zone geografiche con periodi costanti di siccità, come accade in modo particolare in Africa, si va incontro alla desertificazione.

Desertificazione: non solo figlia del deserto

Il deserto del Sahara appunto, il più grande e perché no anche spettacolare che esista al mondo. Oltre nove milioni di chilometri quadrati di niente, che avanza la sua corsa grazie anche ai cambiamenti climatici.

Siamo tutti a conoscenza del problema che riguarda le terre Africane o mediorientali, la desertificazione però, non riguarda solo questi paesi. Piccole aree anche a centinaia di chilometri di distanza rispetto al deserto, possono essere colpite dal problema della desertificazione. L’espansione e l’unione di questi territori può mutare, fino a creare condizioni simili a quelle desertiche.

Secondo uno studio dell’antropologo Jason Riggio, condotto dal 2009 al 2015, solo il 46 % delle terre emerse è ancora libero dall’influenza umana. Considerando che circa il 30% delle terre emerse è costituito da deserti caldi e freddi, noi uomini abbiamo lasciato ben poco spazio alla natura.

Queste notizie confermano ciò che sostiene l’antropologo Mario Tozzi e la sua teoria di cui vi abbiamo parlato nell’articolo: Giornata della terra, l’importanza delle foreste.
Preservare questo 20% di terre ancora intatte, può essere l’unico rimedio per salvare il nostro pianeta.

La natura che può salvarci

Ancora una volta, la soluzione al problema arriva dalla natura. La stessa che noi distruggiamo, se ricreata può portare grandi benefici.

Già nel 1952 lo scienziato inglese Richard St. Barbe Baker, durante una spedizione nel Sahara aveva ipotizzato una soluzione tutta naturale per fermare l’avanzamento del deserto.
Seguendo quel pensiero, l’idea è stata riproposta nel 2002 e finalmente avviata nel 2007. Un progetto in cui partecipano anche le grandi potenze mondiali, con sostegni e finanziamenti e che può portare la salvezza, a milioni di persone.

Si tratta di una grande muraglia naturale, niente a che vedere con la muraglia Cinese o con il muro di Berlino.
Parliamo di 8 mila chilometri per 15 di verde, una barriera tutta naturale per fermare l’avanzamento del deserto.
Una barriera fatta di alberi che hanno bisogno di essere curati e custoditi, che portano quindi lavoro e non solo speranza per l’ambiente.

“Le foreste a precedere le civiltà, i Deserti a seguire.”

Chateubriand

Published On: 17 Giugno 2020Categories: Ambiente, ClimaViews: 3