Piantare un trilione di alberi non basta

“Trillion Trees” è un’iniziativa del World Economic Forum, svoltosi a Davos, che si prefigge l’obiettivo di piantare mille miliardi di alberi in tutto il mondo entro il 2050.
Lo scopo ambizioso di questa iniziativa è di catturare abbastanza anidride carbonica nell’atmosfera per ridurre e forse invertire i cambiamenti climatici in corso.
Una nobile iniziativa riguardo i rischi a lungo termine per il Pianeta, tutti collegati all’inesorabile innalzamento dei gas serra in atmosfera.
Però la realtà è più complessa di quello che si vuol far credere.
“Piantare così tanti alberi è una grossa sfida che può causare conseguenze inconsapevoli” avverte Nathalie Seddon, professoressa di biodiversità alla Oxford University e direttore di “Nature Based Solutions Initiative”.
Un programma interdisciplinare di ricerca, la cui mission è migliorare la comprensione del potenziale delle soluzioni basate sulla natura per affrontare le sfide globali e aumentarne l’implementazione sostenibile in tutto il mondo.

Problematiche di una riforestazione indiscriminata

In primis, la maggior parte dei programmi di piantumazione prevede solo due specie di piante.
Queste foreste monocoltura possono essere ottime per bloccare rapidamente l’anidride carbonica.
Però un sistema di alberi meno diversificato attira gruppi di animali meno “diversificati” e questi diventano meno resistenti ai cambiamenti climatici.
In un mondo che si sta riscaldando, dove il numero di eventi meteorologici estremi sta diventando sempre più frequente, le foreste rischiano la distruzione a causa di siccità, inondazioni e incendi.
L’ Australia e i suoi milioni di ettari di foreste bruciate ne sono un triste esempio.
Questo comporterebbe il rilascio di tutta l’anidride carbonica catturata.

In secondo luogo, prosegue Nathalie Seddon, bisogna considerare l’importanza del luogo della piantumazione.
Per fare in modo che gli alberi ricoprano un ruolo di primaria importanza per il clima, come prospetta l’iniziativa proposta al World Economic Forum, c’è bisogno di miliardi di ettari di terreno, circa quanto la superficie della Cina.
Ma anche se si riuscisse a trovare abbastanza terreno adatto alla forestazione, ci sono altri problemi.

Terzo, esiste il rischio di “colonialismo verde”. La popolazione locale trae valore dai propri ecosistemi, senza il loro consenso, molti programmi di piantumazione sono destinati a fallire.
In Bangladesh, porta ad esempio Seddon, una piantagione di mangrovie che era stata riforestata, si è presto trasformata in una fattoria per la produzione di gamberi, perché i locali non erano stati coinvolti.

Popolazione locale coinvolta nella riforestazione

Trees for the Future, un’organizzazione benefica fondata 30 anni fa che si occupa di riforestazione, ha scoperto che meno del 5% degli alberi che ha piantato sono sopravvissuto senza la supervisione della popolazione locale.
Per questo motivo negli ultimi anni hanno cambiato approccio volto a far arricchire la popolazione locale attraverso la piantagione di alberi.
Il risultato è la creazione di “orti forestali” che riducono il costo della semina fino a 0,10 $ a pianta, quadruplicano il reddito degli agricoltori e migliorano le diete nutrizionali della famiglia.

Ridurre drasticamente i combustibili fossili

Le nazioni devono sicuramente piantare e proteggere il più possibile alberi e foreste, per assorbire CO2 dall’atmosfera, dare un habitat agli animali e ripristinare fragili ecosistemi.

Però la piantumazione indiscriminata non è utile né per l’uomo e né per la natura.

Una scelta ragionevole ma non l’unica da intraprendere, coloro che sperano di bloccare o limitare gli sforzi più efficaci, come la riduzione dei combustibili fossili, la sfrutteranno felicemente.

È però necessario ridurre drasticamente l’utilizzo di combustibili fossili e fare investimenti in soluzioni basate sulla natura. Proteggere e ripristinare gli ecosistemi danneggiati dalla industrializzazione indiscriminata e piantare alberi in maniera sostenibile, sia per la natura che per le popolazioni locali.

 

 

 

Published On: 9 Febbraio 2020Categories: Ambiente, Clima, EcologiaViews: 3