L’idrogeno: una fonte di energia che non danneggia l’ambiente?
La Scozia è pronta ad inaugurare quest’anno il suo primo treno ad idrogeno, entro novembre, salvo imprevisti.
L’impresa che segue il progetto ha coinvolto diversi partner, tra cui l’Hydrogen Accelerator dell’Università di Saint Andrews e lo studio di ingegneria Arcola Energy.
Come ha affermato Clare Lavelle, responsabile aziendale di Scotland Energy “con l’obiettivo della Scozia di raggiungere le zero emissioni entro il 2035 e le ferrovie che svolgono un ruolo di primo piano, l’idrogeno offre un’alternativa sicura, affidabile e a zero emissioni di carbonio, rispetto ad altre forme di propulsione ferroviaria”. Aggiungendo che “questo progetto non è solo un passo cruciale per aiutarci a comprendere le sfide pratiche dell’utilizzo della potenza di trazione a idrogeno sulle nostre ferrovie, ma un esempio del tipo di investimento che la Scozia ha bisogno per sfruttare l’opportunità di costruire una rete energetica sicura, flessibile, conveniente e a zero emissioni di carbonio”.
Non tutti gli esperti però sono sicuri che tale risorsa sia una fonte di energia sufficientemente pulita da giustificare tutto questo entusiasmo. In molti si chiedono ancora se questo tipo di alimentazione aiuterà effettivamente a rallentare il cambiamento climatico. Alcuni addirittura temono che la produzione di idrogeno lo accelererà.
Scopriamone il perché.
la fonte di energia alternativa
Anche se non sei un esperto di chimica, probabilmente sai che l’idrogeno è estremamente comune, fa parte della stessa acqua H2O. L’idrogeno è presente anche in composti come il metano e il carbone.
Questo gas potrebbe essere una potente fonte di energia pulita e, secondo la US Energy Information Administration, ha il più alto contenuto energetico in termini di peso, rispetto a qualsiasi fonte di combustibile comune.
In termini di emissioni, bruciare l’idrogeno per produrre energia non danneggia l’ambiente, perché gli unici sottoprodotti che rilascia sono il calore e l’acqua. Il problema nasce quando si separa l’idrogeno. Per renderlo utilizzabile come combustibile, l’idrogeno deve essere separato da acqua, carbone, gas naturale o rifiuti animali o vegetali.
Tuttavia, l’idrogeno può essere separato anche con l’acqua, attraverso un processo chiamato elettrolisi. Un processo che può essere alimentato dal vento, dal sole o da altre fonti di energia rinnovabile. Lo svantaggio di questa opzione è il costo, sicuramente molto più elevato.
Attualmente questa risorsa viene utilizzata anche nella lavorazione degli alimenti, nel trattamento e nella raffinazione dei metalli, nel carburante spaziale della NASA e per alimentare alcuni modelli di auto esclusivi, come la Toyota Mirai.
Keith Wipke, responsabile del programma di laboratorio per celle a combustibile e tecnologie dell’idrogeno presso il National Renewable Energy Laboratory, ha affermato che “quando parliamo di auto elettriche, si parla anche di ibridi plug-in, ibridi, componenti elettrici della batteria, celle a combustibile e qualsiasi altra cosa che potrebbe arrivare in seguito che utilizza ancora un motore elettrico”.
Tuttavia, una cella a combustibile è molto diversa dalla gigantesca batteria agli ioni di litio che trovi nelle auto elettriche. La cella a combustibile a idrogeno produce elettricità, attraverso reazioni elettrochimiche nel momento in cui l’idrogeno si combina con l’aria.
Il combustibile ad idrogeno danneggia o meno l’ambiente?
In questi ultimi dieci anni in vari ricercatori ed ingegneri hanno sperimentato l’idrogeno, come fonte di energia pulita. Il fatto stesso che tale gas sia circa tre volte più efficiente della stessa benzina per fare rifornimento all’auto, è un fattore interessante.
Produrre idrogeno “pulito” comporta diverse sfide, non solo in termini di costi, ma c’è anche il rischio che il gas fuoriesca nell’atmosfera durante lo stoccaggio o il trasporto. Tale gas infatti è difficile da trasportare, perché deve essere immagazzinato ad alta pressione.
I ricercatori del California Institute of Technology hanno teorizzato che l’idrogeno ossidato raffredderebbe la stratosfera e creerebbe più nuvole, influenzando negativamente il vortice polare e aumentando i buchi nello strato di ozono.
Supponiamo però di poter risolvere i problemi di produzione, stoccaggio e trasporto in modo da poter sfruttare l’efficienza di questa risorsa in modo sicuro.
Il vero problema rimangono i costi, che devono necessariamente diminuire, prima di poter aver ognuno di noi nel proprio garage un’auto ad idrogeno. Ad oggi le tre principali auto a idrogeno sono la Toyota Mirai, la Honda Clarity e la Hyundai Nexo, ma il loro costo si aggira attorno ai 60.000 € – 70.000 €.
Qui in Italia poi i distributori di idrogeno sono più rari che mai, ne esiste solo uno a Bolzano Sud. Quindi almeno che non abitiamo vicino a Bolzano andremmo poco lontano con la nostra auto almeno che non abbiamo un poste dove fare rifornimento.
Pertanto bisognerà capire se le principali compagnie petrolifere vorranno aggiungere serbatoi di idrogeno nelle stazioni di servizio. Infine garantire lo stoccaggio sicuro e aumentare la domanda.
Ci dovranno essere pertanto grandi cambiamenti energetici per passare all’idrogeno, ma rimane sempre una speranza. Quel che è certo che ad oggi per evitare di inquinare in assoluto bisognerebbe muoversi in bicicletta.
