Il ritorno alla vita del Monte Pisano

In concomitanza con la giornata mondiale dell’ambiente si è celebrata una cerimonia sul monte Pisano per il ritorno alla vita del Monte Serra.

Sabato 5 Giugno, dopo quasi tre anni dal distruttivo incendio doloso che colpì il monte Pisano, è stato presentato il progetto per riportare in vita la vegetazione andata in fiamme.

La riforestazione studiata dalla Regione in coordinazione con la Comunità del Bosco Onlus sarà interamente finanziata dalla società Olt Offschore Lng.

L’azienda Olt offshore è un azienda con sede legale a Milano che si occupa di rigassificazione. Nata con un progetto di conversione di una nave metaniera, è proprietaria di un terminale galleggiante, situato in acque Toscane a circa 22 chilometri al largo delle coste, tra Livorno e Pisa.

L’intesa firmata per ridare vita al Monte Serra dovrà servire per favorire il ripristino della vegetazione, prevenire il dissesto idrogeologico e accrescere l’attività turistica.

L’ investimento di 60.000 euro verrà distribuito in 3 anni. Finanziato dalla OLT, diretto nelle attività e progetti dalla Comunità del Bosco e supervisionato dalla regione Toscana.

La principale ricostruzione riguarderà prevalentemente latifoglie, che mostrano maggiore resistenza al fuoco. Le stime in base alle 1.350 piante che verranno ricollocate sul monte Grande, fanno ipotizzare che contribuiranno ad immagazzinare Co2 per circa 5.300 tonnellate, calcolati sui valori medi, della pianta matura.

 

I numeri del disastro sul monte Pisano

A rendere ancora più triste la tragedia che colpì il monte serra nel 2018 fu la notizia che ad appiccare il fuoco, fu un ex volontario di una associazione antincendio boschivo.

Quel 25 settembre del 2018 andarono bruciati 1.500 ettari di boschi e oliveti. A causa del forte vento: 80/90 km orari l’incendio andò avanti per giorni, le fiamme arrivarono ad un altezza di 30 metri.

Giorni di paura per i 700 sfollati e per le squadre di soccorso. 3 case distrutte, 200 colpite dalle fiamme, molte le persone spaventate e alcune ricoverate a causa di problemi respiratori.

Con le forti raffiche di vento alcuni elicotteri non riuscirono neanche a decollare, gli aiuti aerei arrivarono dall’Emilia Romana e da Napoli.

6 frazioni evacuate dei 3 comuni colpiti, scuole chiuse, chiuso anche l’aeroporto Galilei di Pisa.

I numeri da soli, non serviranno a trasmetterci la stessa sensazione di paura e sconforto che ha portato vedere e vivere quei momenti ma a distanza di anni, è bene ricordare quanto e come dobbiamo impegnarci per preservare il nostro ambiente.

Nell’articolo dedicato all’ambiente sui danni del fumo degli incendi, potete scoprire quali sono gli ulteriori problemi che ne derivano, oltre la distruzione.

 

Le caratteristiche delle latifoglie

Nel progetto presentato il 5 Giugno, non è specificato quale tipologia di piante saranno scelte per la riforestazione.

Quando si parla di latifoglie si possono includere: alberi o arbusti, erbacee o legnose con la caratteristica comune, di avere foglie larghe.

Gli alberi di latifoglie sono diffusi prevalentemente nelle aree  con clima temperato e altitudine media.

Solitamente si tratta di piante decidue, che perdono cioè il fogliame nella stagione fredda, non sempre è così ed esistono anche latifoglie sempreverdi.

Fanno parte delle latifoglie, alberi come: l’acero, il castagno, il leccio e l’olmo.

Le latifoglie hanno la caratteristica di avere un tronco considerato, legno duro. I legni duri infatti si contraddistinguono da quelli morbidi dalle foglie. Quelli che le perdono in inverno appartengono alla prima specie.

Altra caratteristica particolare delle latifoglie è che il seme è contenuto dentro la cavità del frutto, come nel ciliegio, o all’interno del guscio duro, come nella noce.

Published On: 7 Giugno 2021Categories: Ambiente, Animali & BiodiversitàViews: 5