Groenlandia: il primo stato a dire no al petrolio
La Groenlandia è il primo stato al mondo a dire di no al petrolio.
Cosa vuol dire? Sul territorio non sarà più possibile cercare il petrolio, in quanto è rischioso per l’ambiente.
Una risorse non rinnovabile che non potrà più essere prodotta, estratta, raffinata o esportata nel territorio e nei mari dell’isola.
Una rinuncia totale all’utilizzo delle risorse petrolifere che è avvenuta già lo scorso 24 giugno e resa nota solo il 15 luglio. Una scelta presa dal nuovo governo Inuit Ataqatigiit.
Il petrolio in Groenlandia
Secondo l’agenzia scientifica del governo statunitense USGS, nell’isola ci sarebbero circa 17,5 miliardi di petrolio, nonostante fino ad oggi non sia mai stato trovato.
Il risultato di questa ricerca e la posizione strategica dell’isola, aveva infatti spinto Donald Trump, l’ex presidente degli Stati Uniti, a proporre l’acquisto dell’isola.
Una proposta respinta dal governo della Groenlandia e dalla stessa Danimarca.
Il governo groenlandese valutava come un’opportunità la possibile scoperta di un giacimento di petrolio, proprio per rendersi indipendente dalla Danimarca.
Ad oggi infatti la Danimarca ha il controllo su politica estera e militare, finanze, inoltre supporta la Groenlandia con un sussidio annuale di 3,4 miliardi di corone danesi (circa 450 milioni di euro).
Il futuro della Groenlandia
Per il governo della Groenlandia il futuro sicuramente non è il petrolio. Anche perché le conseguenze ambientali che si hanno in seguito alla sua estrazione ed esportazione sono gravi. Sicuramente bisogna puntare piuttosto sulle risorse rinnovabili.
Secondo il ministro delle risorse naturali della Groenlandia, Naaja Nathanielsen “è una decisione in cui considerazioni climatiche, ambientali e di buon senso economico vanno di pari passo”.
