Dai Vulcani alla geoingegneria per raffreddare il pianeta
Dalla natura è possibile imparare molte cose, così la geoingegneria impara dai vulcani, una possibile soluzione per raffreddare il pianeta.
In uno studio pubblicato su Geophisical research letters, è stato spiegato come le particelle emesse nell’atmosfera dai vulcani, riflettano indietro i raggi solari.
In pratica, diminuendo la quantità di luce in arrivo, diminuisce la temperatura.
Proprio l’assenza di attività vulcaniche, dal 1925 al 1960, spiegherebbe l’aumento delle temperature, almeno nella prima parte del ventesimo secolo.
D’altra parte il benefico raffreddamento del clima, dovuto ad una mega eruzione, può protrarsi nel tempo per decenni e dare la sensazione di surriscaldamento.
Anche il Lawrence Livermore National Laboratory ha studiato l’attività dei vulcani per comprendere il suo effetto, chiamato “aerosol” sul clima del pianeta.
Ricercatori e studi confermano quindi su più fronti, l’utilità dell’attività vulcanica per il futuro del pianeta, ma non solo…
Secondo il ricercatore Benjamin Santer, nei dati che attestano il riscaldamento globale non sono stati inseriti appunto, quelli delle influenze vulcaniche.
Anche dall’ Helmholtz Centre for Ocean Research, arrivano le stesse conferme: le eruzioni dei vulcani contribuiscono al raffreddamento del pianeta. Viene precisato poi che un impatto più duraturo a livello globale, si presenta a seguito delle eruzioni di vulcani, esterni ai tropici.
Per avere dati effettivi sul cambiamento del clima, sarebbe importante tenere di conto delle attività vulcaniche nel tempo.
Dalla natura alla scienza
Prendendo spunto da questa attività di aerosol vulcanico, gli scienziati vorrebbero simulare artificialmente uno schermo per bloccare i raggi solari.
Come per altre trovate ingegneristiche, ad esempio quella ispirata dall’albero di baobab, la natura può essere d’aiuto per combattere i cambiamenti climatici.
In Svezia era già pronto un esperimento per diffondere nell’atmosfera, attraverso dei palloni aerostatici, nuvole di carbonato di sodio.
Il progetto partito dall’università di Harvard, è stato però bloccato da un gruppo di associazioni ambientaliste e dalle popolazioni locali.
Ad oggi è stato tutto bloccato e non è possibile sapere quali potrebbero essere le conseguenze di tali esperimenti.
Ciò che però è certo, dice il ricercatore Visioni, è che la geoingeneria non può essere l’unica soluzione, soprattutto non a lungo termine.
L’intervento più importante che l’uomo possa attuare, rimane quello di ridurre le emissioni di gas.
L’attività dei vulcani nella storia
Secondo il professor Buntgen dell’università di Cambridge, anche se l’uomo non ha controllo sull’eruzione di un vulcano, ne ha per la propria attività sul pianeta. I provvedimenti, le azioni e le scelte di tutti possono aiutare a rallentare il processo del riscaldamento globale.
Non avendo nessuna certezza sul futuro, guardare al passato è la scelta più saggia che la ricerca, ma anche ogni singolo individuo, possa fare.
Partendo dalle origini, 9, 2 miliardi di anni fa, l’attività vulcanica fece la sua parte con il vapore acqueo, creando una primitiva atmosfera. Senza i vulcani, ad oggi non esisterebbe né l’atmosfera attuale, né la vita sulla terra.
600 milioni di anni fa, durante il periodo Cambriano, siamo riusciti a passare da un clima gelido a caldo (seppur soffocante) sempre grazie all’attività vulcanica. Con quel cambiamento si è resa possibile, la nascita di una vita più diversificata.
L’attività vulcanica sembra aver influito anche sulla fine del grande Impero Romano, questa volta in senso negativo.
Siccità, caldo estremo eruzioni vulcaniche e conseguente diffusione di batteri e virus, furono i veri distruttori dell’Impero.
Insomma che i vulcani rivestano un ruolo fondamentale per la vita sulla terra è chiaro, ora bisogna capire come questi possano ancora una volta aiutarci.
