Afghanistan, i diritti umani dopo l’economia?

La conquista di Kabul da parte dei talebani dipende dall’economia? I diritti umani in Afghanistan, soprattutto quelli delle donne quanto contano davvero? Gli accordi Doha, resi pubblici solo in parte, sono collegati alla ritirata degli americani?

Tantissime domande, soprattutto una: come mai dopo 20 anni gli USA hanno abbandonato in tutta fretta l’Afghanistan?

Qualcuno si preoccupa per coloro che restano e molti si indignano per le ingenti somme investite, che di fatto non hanno portato a nessun risultato.

Proprio a causa della seconda considerazione, sembra ovvio preoccuparsi per i civili: donne e giovani, che ad oggi si ritrovano a fronteggiare un triste destino.

In 20 anni di stanziamenti e finanziamenti sul territorio afghano, è stato creato ben poco per cambiare le cose. Solamente il dieci per cento dei finanziamenti è stato investito in infrastrutture per la costruzione di una democrazia.  La conferma di tale fallimento arriva dalle immagini di una Kabul molto simile a 20 anni fa.

“Non eravamo lì per costruire una nazione” ha affermato Biden. “Non faremo quello che non fanno gli afgani”, ha continuato riferendosi alle forze armate afgane.

“Quante altre generazioni di figli e figlie americani dovrei mandare a combattere la guerra civile Afghana?”

Nulla da eccepire su tali argomentazioni, ma se l’obbiettivo americano era fermare il terrorismo di al Qaeda, perché allora, ricordarsene solo ora?

A detta di Biden, tale decisione è dovuta agli accordi già presi e firmati tra Trump e i talebani con l’accordo Doha.

Porre fine alle decisioni sbagliate delle precedenti amministrazioni è un altro punto fermo di Biden. Una tra queste però era quella di Obama, in cui l’odierno presidente copriva la carica di vicepresidente. Possibile invece che gli accordi di Doha non siano stati fondamentali per questa scelta?

E’ anche il generale Tricarico a menzionare l’accordo firmato con i talebani nel febbraio del 2020. A suo parere, l’accordo reso pubblico solo in parte non è per niente chiaro, dovrebbe essere pubblicato interamente e integralmente.

 

I talebani sono davvero cambiati?

Dopo la facile conquista di Kabul da parte dei talebani, il mondo intero e soprattutto i civili afghani si domandano cosa succederà?

Le risposte non tardano ad arrivare. A differenza di quello che può offrire l’Afghanistan in termini di social e collegamenti internet, i talebani si dimostrano molto attivi e preparati sull’argomento.

Si possono considerare i principali referenti della comunicazione social: Shail Shaheen, Zabihullah Mujaid e Muhammad Naeem.

La nuova strategia dei talebani comprende le nuove tecnologie social per fare propaganda. La piattaforma da dove divulgano i propri messaggi è twitter, ma non solo. Shaheen la settimana scorsa aveva contattato la BBC in diretta, per rassicurare e presentarsi come servitori del popolo.

In conferenza stampa invece Zabihullah, si è presentato davanti alle telecamere lamentandosi del blocco dei talebani su Facebook.

Tutto questo potrebbe far pensare ad un cambiamento sulla linea dei talebani. Forse davvero le donne non sono in pericolo e i cittadini continueranno a vivere senza paura?

I disperati tentativi di fuga visti fino ad oggi, fanno temere il contrario e l’ Europa dovrà prepararsi a gestire nuove migliaia di sfollati.

Poca fiducia, anche considerando il dubbio che lo stesso Zabihullah, possa essere solamente uno pseudonimo, utilizzato da più persone nel corso di molti anni.

I giornalisti che hanno avuto modo di parlare con questo personaggio, riferiscono di voci sempre diverse. La stessa personalità del presunto Zabihullah, mai visto veramente da nessuno, risultava in alcune situazioni sanguinaria e fondamentalista, in altre più moderata.

Se si considerano poi gli accordi Doha, è evidente che questi siano stati immediatamente violati. Il presidente eletto Afghano è stato costretto a fuggire, è stata usata la violenza e il terrore casa per casa alla ricerca di chi avesse aiutato gli eserciti stranieri.

Published On: 25 Agosto 2021Categories: Costume&SocietàViews: 8